“Il più bel resto dell’antichità romana è senza dubbio il Pantheon. Questo tempio ha così poco sofferto, che ci appare come dovettero vederlo alla loro epoca i romani. . Credo che questa volta immensa, sospesa sulla testa senza apparente sostegno, dia agli sciocchi il senso della paura; ma ben presto si tranquillizzano e dicono: “E’ per farmi piacere che si son presi la pena di darmi una sensazione così forte!”
Stessa sorte subiscono i rivestimenti bronzei del portico, usati per fondere cannoni o concessi da Urbano Vlll al Bernini per realizzare il baldacchino di S. Pietro. Poche le aggiunte all’architettura originaria: gli ornamenti della chiesa, i sepolcri di grandi artisti ( Raffaello ) e quelli dei Reali d’Italia. Sempre il Bernini erige due brutti campanili ai lati del timpano definiti “orecchie d’asino”, eliminati a fine ottocento. Nel Pantheon trovarono posto anche busti onorari che Pio VII fece rimuovere e trasportare in Campidoglio , nell’attuale Protomoteca (raccolta di busti di personaggi illustri). Oggi l’assenza del rivestimento mette a nudo l’opus in mattoni con gli archi di scarico che sostengono il peso della mole. Il pronao nasconde la vista della “rotonda” fino all’ingresso nello spazio determinato da una sfera inserito in un cilindro, il finito e l’infinito insieme. Il pavimento è coperto di marmi a colori e così pure le pareti a sostegno della cupola terminante con un grande oculos circolare – un’apertura di 9 metri di diametro – che serviva a dar luce all’interno e come sbocco al fumo dei fuochi sacrificali. L’asse dell’edificio contempla una piccola deviazione rispetto all’ orientamento nord-sud: ogni anno, alle 12 del 21 giugno, solstizio d’estate, il raggio di sole che attraversa l’oculos investe il visitatore che accede all’interno dal centro del portale.